Ottobre 2002
Cinquantadue
Son le lacerazioni dell’anima
che celar più non seppi,
supino ad ascoltare
un’armonia di gemiti e sussurri:
un sordo terremoto che ti scuote,
e presto, incosciente,
brandisci il mezzo per dar sfogo al cuore
martoriato. No, non spada regale
d’epico fregio ornata
ma con plastici fendenti seghettati
incidi a strappi la fragil corazza
che schiude al tuo dolore.
Fredda e bianca parete
ti separerebbe di qualche metro,
leggi fisiche onde cui
non s’ode alcun lamento?
Ben altre le ragioni
che condannano te all’abisso,
te al tormento.
Ma così lungo è il tempo!
corpo semi-nudo
disteso
sul pavimento
intriso
del colore
d’Amore.