VI

La seconda conferenza degli alieni si svolse dunque in un clima molto teso. Gli Americani erano i più inclini al dispiego delle forze, tenendosi pronti a soppesare ogni virgola del comunicato. Similmente i Russi, del pari mal disposti, più che altro per far mostra di non essere da meno in concorrenza coi primi. Medio Oriente e Cina stavano a guardare: né si sarebbe indovinato da che parte propendessero.
Gli alieni fecero ingresso in una sala conferenze vibrante per l’attesa. Accomodatisi davanti alle telecamere, presero a parlare affabilmente davanti ai microfoni dispiegati: “Ci è stato chiesto di riferirvi circa la nostra impressione sul vostro mondo, ma vogliamo anzitutto ringraziarvi per esservi presi così tanto a cuore la nostra permanenza su questo meraviglioso pianeta. In questo mese di conoscenza della vostra civiltà, molte sono le cose che ci hanno sorpreso, incuriosito, affascinato; alcune, sinceramente sconvolto”. Alla parola “sconvolto”, gli Americani fremettero. Proseguirono gli alieni: “Nello stender dunque le nostre memorie circa il nostro primo contatto con voi, ci siamo premurati di indicarvi, fra le molte, le questioni che più ci hanno incalzato. Crediamo di potervi far dono di un punto di vista veramente disinteressato intorno ai vostri abiti. Si tratta di osservazioni suggerite da una misteriosa fratellanza che crediamo ci accomuni, mentre vi parliamo certi di potervi riferire con franchezza le nostre convinzioni, senza timore di conseguenze. Infatti, non essendo partiti spinti da altro che da un profondo desiderio di conoscenza, sospinti a ricercare se, fuori dai nostri confini spaziali, disseminate per altre galassie, vi fossero forme di vita simili a noi, dotate – vale a dire – di quella ragione che ci consente di entrare in dialogo per magari fornirci quelle risposte che tanto interrogano il nostro popolo, sarebbe pertanto assurdo se adesso la vostra civiltà si offendesse sul punto, quasi a rimproverarci di esser mossi da altra ambizione, che non da una formidabile sete di verità circa le cose prime. Ma per essere certi che la conoscenza del nostro pensiero non susciti tra voi un moto di disistima o disprezzo atto a ferirci, al punto da negarci quei sacri diritti che ci appartengono sulla base dei vostri doveri di ospitalità, vi chiediamo di fornirci la garanzia che, qualunque cosa vi diremo per come l’abbiamo annotata nei nostri taccuini, ci lascerà amici ed immuni da qualsivoglia forma di ritorsione. Per la concessione della qual richiesta, vi offriamo 72 ore, prima di ripartire”.