Processo al futuro

Processo al futuro


Il carcere psichiatrico veniva individuato a quindici distances dal mappatore predisposto nelle sue tomaie. Seguendone le indicazioni, in breve vi si trovò al di sotto. Alzò lo sguardo. Un’architettura verticale di ammassi esagonali s’inerpicava fino a stagliarsi contro il cielo urbano, sotto l’incombere del quale egli si sentì schiacciato. Intimorito, trasse di tasca e ingoiò una pastiglia di atermon, che valse a disattivargli prontamente quel disturbo passionale. Energizzato verso il proprio obbiettivo, Advocat distolse lo sguardo dal complesso, opera dell’architetto Rupert Roberti, cui si doveva la progettazione di quello e di molti altri simili, da che il suo stile si era imposto un po’ dovunque. L’esaltazione della verticalità, di pari passo con la scoperta e produzione dei materiali di nuova edilizia, era stata peraltro favorita dalle circostanze legate alla terza urbanizzazione. Se Advocat avesse mai visto un alveare di api, facilmente vi avrebbe ricondotto la forma di quelle costruzioni; erano infatti simili ad apiari artificiali accatastati gli uni sopra gli altri; dentro, miriadi di cellette esagonali separavano dipartimenti e uffici. Ma per gli effetti dell’atermon, egli era adesso del tutto inibito a prodursi in distraenti similitudini; e del resto, da tempo anche le api si erano estinte.


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