La cena

La cena


VIII

Ad un tratto, un rumore prima sordo e poi sempre più irruento attirò l’attenzione di tutti: il polsino della camicia del delegato dei poveri del Sud America tremolava febbrilmente, facendo sobbalzare le posate e i bicchieri sulla tavola. Fissarono su di lui lo sguardo: torvo e paonazzo spaventò i delegati, che presero a guardarsi l’un l’altro, incerti sul da farsi. Ma prima che il pensiero trovasse il varco della parola, la scena si colorò di sangue. Presa una forchetta, con gesto rapido e imprevedibile, il sudamericano confisse nell’ occhio sinistro il suo vicino, delegato dei ricchi, con orribile grido e spasmo dei presenti. Richiamati dalle grida scomposte e sinistre, gli agenti della polizia internazionale, a presidio del convito, fecero irruzione nella sala, e vedendo il delegato del Sud America infierire sul corpo del malcapitato suo vicino, lo coprirono di proiettili. I convitati, allora, nel panico della situazione cominciarono ad azzuffarsi gli uni gli altri brandendo coltelli, forchette, cosce di pollo, lanciandosi patate, frittelle, colli di bottiglie, e tutto ciò che avevano sotto mano. I cronisti, affacciatisi sulla scena presero a trasmettere quel gran concerto dell’umana follia sugli schermi delle televisioni di tutto il mondo, col risultato che in ogni famiglia, pianerottolo, condominio, piazza, sia in campagna che in città, e ovunque vi fosse una televisione, si cominciò a litigare prima verbalmente, poi venendo alle mani, ed infine alle armi, in difesa degli uni o degli altri. Quindi la guerra in breve sfociò per le strade e sulle barricate, tanto che anche coloro che ne erano rimasti ignari, vi si trovarono loro malgrado coinvolti. Si era giunti così alla regolazione dei conti fra i ricchi e i poveri.


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