La cena

La cena


I

All’ inizio fu un’ idea del colonnello Bridgeson, californiano, che al tavolo delle nazioni unite propose “un grande aperi-cena, da estendere a tutti i capi dei governi della terra, per discutere su temi comuni e trovare vie nuove contro la povertà!”.

Bridgeson era considerato uno smidollato idealista dal suo stesso governo, che lo aveva proposto al seggio delle nazioni proprio per levarselo dagli affari interni. In effetti col tempo, per la sponsorizzazione dei grandi gruppi informatici e il controcanto dei media, l’ idea prese largo nella mentalità collettiva: “Perché invece che parlarsi per conferenze, non confrontarsi a quattr’ occhi sui temi pragmatici?”.

La proposta, specialmente agli occhi degli Arabi e degli Asiatici, di norma più conservatori, parve bizzarra e per molto tempo non se ne fece nulla. Poi, un giorno, Papa Giorgio II cavalcando il sentire comune, per distogliere l’ attenzione da certi scandali che al tempo erano riaffiorati tra le fila dei chierici, rilanciò l’ idea. Il progetto era ora di riunire a cena i rappresentanti dei più ricchi con i rappresentanti dei più poveri, perché finalmente si giungesse a una convergenza sulla questione delle disuguaglianze, che i governi nazionali si sarebbero impegnati a ratificare.

Le capitali facevano a gara per proporsi come sede ospitante, e alla fine vinse Bogotà di Bolivia, scelta secondo gli esperti per via dell’altitudine, che avrebbe in un certo qual modo “favorito i poveri nelle trattative”, secondo quanto si diceva.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *