La cena

La cena


VI

Ribattè un altro delegato dei poveri: “Siamo tutti consapevoli di quanto sia difficile per voi, fratelli ricchi, alleggerirvi un poco delle vostre ricchezze, sì che noi possiamo assomigliare un po’ più a voi e un po’ meno a noi stessi. Credetelo, però, fratelli, che se voi tenete in mano il novantanove e a noi resta l’uno, avrete poi un bel dire nel farci presente che quell’uno ce lo saremmo guadagnato solo grazie al lavoro datoci da voi: invero, voi col nostro lavoro ci avete preso il novantanove, mentre noi ci siamo tenuti l’ uno con il vostro! Come la mettiamo allora?”.

Controbattè per i ricchi il terzo delegato: “Ciò accade invero perché noi -perdonateci- siamo più intelligenti di voi, e facciamo in modo di programmare le nazioni di modo che a voi basti quell’ uno per poter vivere, mentre a noi non basti mai neppure il novantanove. Mentre voi vivete per quell’ uno, noi viviamo per arrotondare il novantanove al cento. Abbiamo due orizzonti di vita diversi: voi desiderate il necessario, e lavorate grazie a noi per ottenerlo; mentre noi ci serviamo di voi perché il nostro guadagno aumenti a dismisura”.

E il terzo dei poveri: “Noi ci accontentiamo dell’1% mica perché ci basti! Ma poiché, avendo poco, facciam di necessità virtù col dire: -Già che non abbiam nulla, saziamoci almeno di virtù!-, ecco che il buon Dio che vede la nostra miseria e data la sua generosità non può fare a meno di darci qualcosa di quel che voi ci togliete, così, per non volerci offrire quei beni visibili che poi voi ci rapinereste, ci riempie l’anima di quelli invisibili che sono le virtù, lasciando a voi i vizi! In questo modo a voi pare di essere i più felici, perché avete più di quel che vi spetta, mentre siete infelici; noi, invece, che abbiamo meno di quel che ci dovete, siamo più felici di voi, perché Dio ci da ciò che voi non potete comperare col vostro danaro. E così viene fatta giustizia!”.

Sentendo le quali parole il capo delegato dei ricchi, fino ad allora rimasto in silenzio, si alzò baldanzosamente, e levando il calice, si rivolse ai presenti: “Propongo dunque un brindisi, amici cari, perché le parole che abbiano appena udito sanciscono la conclusione del nostro incontro!”. Gli astanti, visibilmente incerti sul significato da attribuire alla dichiarazione, lo guardarono perplessi.


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