La cena

La cena


III

Si alzò allora il secondo delegato dei ricchi, mentre si portavano via i piatti, visibilmente ispirato: “Il primo delegato dei poveri ha ragione! La nostra pietà ha stancato il mondo. Noi dobbiamo smetterla di pensare ai poveri, perché altrimenti non riusciremo più a massimizzare i nostri severi sforzi per arricchirci. Invero, da qualche tempo, fra i ricchi ha cominciato a prendere piede questo strano senso di colpa, per cui, per poterci arricchire più e meglio, e senza interferenze, dobbiamo dedicare una porzione delle nostre ricchezze alla causa dei poveri, di modo che quel che esca in pura perdita rientri come prestigio sociale, di modo da non essere malvisti e poterci arricchire. Dico che questo atteggiamento è oramai peggiore del primo, di quando cioè ce ne importava un fico secco della pelle del prossimo. Noi abbiamo confuso i poveri, che prima ci guardavano con invidia e disistima, disprezzandoci; ora, invece, siccome mostriamo di stare dalla parte loro, non sanno più che pensare, e si danno al bere tutto il giorno senza più dar senso alla loro vita, che nell’ invidia sociale un tempo li contraddistingueva e teneva occupati tutto il giorno con forti desideri di rivalsa!”.


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