Esame di revisione

Esame di revisione



Nel frattempo, redatto il verbale e conclusi gli ultimi accertamenti da parte dell’agente Rosolato, l’esaminatrice mi invitava a riprendere il comando del veicolo. Dovevamo concludere il nostro esame, quantunque il motore ne avesse risentito. Il tramvone, invero, nell’impatto si era chiavato un pistone – non si sa come –, e il veicolo andava a rilento. Riprendemmo quindi l’esame con andatura d’agnellino violato. Fu l’occasione per un secondo ciclo di convenevoli, per stemperare un poco la tensione nel frattempo accumulatasi. Questa volta il discorso, lo riporto come uno storico greco, prese ad oggetto il giogo dolce dei figli a carico. Non ricordo di preciso come s’apparecchiasse. Quel che però in un attimo associai alle parole che rimbalzavano tra fronte e retro, lo vidi a breve orchestrarsi di cembali, timpani, basso tube e flauti roteanti, perché l’imago dei miei dolci figli non poteva fare a meno di risuonare in me al corno di Riccardo, il cui effetto non mancò di riacciuffarmi nell’intimo, mentre cavalcavo in sella al mio motorizzato sedile, pronto a trombarmi un’alata Valchiria nei cieli! Eccomi, allora, sospinto di nuovo su, e più su ancora, non nel dipinto di blu, ma proprio nelle più basse soffitte del cielo, fra gli ultimi angeli della gerarchia, quelli che fra Satana e Michele, prima della precipitazione, non sapevano ancor ben per chi tenere, e si dicevano l’un l’altro: “Vediamo, vediamo”. Eccomi, fra queste creature, mezzo celesti, mezze mefistofeliche, godermi uno spettacolino di Valchirie, masticando tabacco. La bettola celeste è fetida: odor d’incenso avariato, bruciato settimane fa nei turni di veglia e orazione comune. Un ritratto del Padre appeso a testa in giù, la freccetta confitta nell’occhio del Verbo: indubbio segnale di rivolta incipiente. Mi trovo in un accampamento di angeli ribelli, devo stare attento. Lo Spirito Santo aleggia, ma nessun vuol farci caso. E’ una tana di spiriti squallidi e pigri, contemplazioni vacanti, erranti or di qua or di là. Un tizio senza corpo spegne una sigaretta e getta la bomba: “Si sta contro: il Satana ha deciso”. S’alza un brusio angelico, voci discordi. Sopra tutti, uno, più deciso: “Chi è, come Dio?”. Tacciono i cieli, nessuno ardisce risposta. Nessuno, tranne uno. Cristallino, echeggia per gli abissi un: “io”. E come termina, si crea l’abisso e spalanca sotto fuoco inestinguibile. Là, dove ogni “io” viene inghiottito e più non termina, vidi in trasparenza la fiamma dell’inferno: proprio io l’alimenta! Io, proprio io che scrivo, testimonio: “Dio è terribile! Nessuno si ribelli al suo Cristo”.
Fu il secondo incidente.


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