Risveglio

Risveglio


IV

– Mi perdoni – si schermì affabilmente l’Ammiraglio Adam Bush – mi perdoni, ma io non sono mai stato da uno Specialista! Ora capisco. Parlavo come un bimbetto, non come un adulto. S’intende! Allora comincio? –

– Cominci pure, e dica tutto senze timidezze –

– Sì, dunque. Guardi, io ho una gran fede nella nostra Santissima Trinità, e non dubito che questa vita meravigliosa ritrovi il suo senso ultimo, autentico e profondo fra le dolci braccia sue; della seconda persona poi sono devoto adoratore, il figliolo intendo… –

– Questo va da sé, Ammiraglio! – fu interrotto nuovamente. – Chi fra i nostri contemporanei tralasciasse d’adorare sinceramente il proprio creatore e Padre celeste sarebbe da ritenersi sicuramente per folle o insano di mente, e comunque da custodire e accompagnare fino alla soglia della ragionevolezza. Le chiedo però di essere un pò meno circostanziato, e parlarmi più schiettamente della ragione per cui si trova qua, se vuole – .

– Senz’altro. Sono contento che me lo chieda! Sa, immersi come siamo fra impegni diplomatici, battaglie all’ultimo raggix, inseguimenti nello spazio, trovare del tempo per riflettere meglio sulle nostre piccole nevrosi, i “black-out” come dicevano gli antichi psicologi sui libri dei quali (ah! quante ore ci siamo accovacciati a tradurre!)…Sentenze così ricche ed ingenue allo stesso tempo, non è vero!? …Ma, sto divagando? Sì, per tornare alla sua domanda: il problema. Il problema, signore, è che io sogno tutte le notti qualcosa di così paurosamente tangibile e realistico che, al giorno, vivo con l’incubo di dovermi coricare-

– Cosa sogna, di preciso, me lo può dire? –

– Sì, certo. Ma, devo proprio? In generale o nel dettaglio? –

– Nel dettaglio. Mi dica, coraggio. –

– Io sogno la notte di essere un uomo di un’altra galassia, impiegato presso un istituto di riscossione dei debiti in un’anonima palazzina di una certa provincia, in una città così fatiscente che è difficile a descriversi. Le strade sono percorse da oggetti rumorosi e puzzolenti, che ad ogni passaggio emettono un rumore di 50 stamnik sopra la nostra STA (“Soglia di Tolleranza Acustica”). In quest’ufficio ci sono scompartimenti così angusti, dove ogni persona è chiamata a stare per ore ed ore senza possibilità di muoversi, e ogni volta che mi ci trovo non vedo l’ ora di essere altrove, rimpiangendo altri tempi, quelli in cui potevo muovermi sul mio aerovelivolo e far strabuzzare gli occhi dei novellini –

– In questi sogni ricorrenti, è solo, o in compagnia? –

-Per la maggior parte del tempo sono solo, incredibilmente solo. E anche quando mi accompagna da vicino quella che credo essere mia moglie, nel sogno intendo, pure si tratta di una presenza sbiadita, incapace di comunicasi alle mie più profonde esigenze –

– Mi può descrivere sua moglie? –

– Mia moglie? Quella nel sogno? –

– Perchè, lei è sposato? –

– Io? Non ricordo, mi pare –

– Dalla nostra cartella risulta essere ancora celibe –

– No, infatti, non sono sposato. Ma talvolta realtà e sogno si sovrappongono così bene, o forse, chissà, il mio desiderio. Ad ogni modo, mia moglie è alta circa un metro e sessanta, capelli lisci, rossicci; zigomi alti; bocca sottile; spalle spioventi; ben piantata sulle gambe, seni sporgenti –

– Come si chiama? –

– Lidia –

– La ama? –

– Se la amo? Nel sogno vuol dire? –

– Sì, nel sogno: cosa prova per lei? –

– Io provo…tanta indifferenza! –

– E’ un peccato, Ammiraglio –

– Lo so – chinò il capo Adam.

Lo Specialista lo prese allora per le mani, e guardandolo gentilmente disse:

– Si sforzi di amare un sua moglie, Adam. Vedrà, i suoi problemi si risolveranno, e quei sogni smetteranno di perseguitarla.


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