Il complotto

Il complotto


II

Quella sera Alberto rientrò a casa molto più tardi del solito, trovando la moglie in uno stato di prostrato allarme. Mentre i piccoli già dormivano e il televisore mandava in onda i film in seconda batteria, Scheletra era sintonizzata sulle frequenze di un’ansia sclerotizzata. Tradiva in volto l’attesa frustrata del marito.
“Potevi almeno rispondere al mio messaggio”.
“Tesoro, perdonami. Ho avuto molto da fare dietro la Madonna”.
Il pensiero che Alberto si fosse attardato dietro a un’altra anziché occuparsi di lei, unito alla spossatezza mentale per aver badato tutto il giorno ai figli, scatenò un’opaca tempesta emotiva nel cuore della donna. Presero dunque a battibeccare, bisbigliando per il corridoio. Ma siccome quei bisbigli non riuscivano a contenere l’eco montante della gelosia di Scheletra, sdegnata di fronte al pallore del marito e alle languide difese addotte, passarono nella zona dei litigi e degli improperi, cioè nel tinello, avendo cura di chiudersi la porta dietro. Qui Alberto, per il desiderio di pasteggiare in santa pace, mise in campo i suoi più esperti rimedi per calmarla. Anzitutto, offrendole dei cannoli al burro, comperati sulla via del ritorno. Poi, relativizzando ogni gravità del discorso di lei, rinserrava le sue ragioni nei canoni dell’imprevisto e della “forza maggiore”. Dopo averla così saziata e ammansita, fu però lui a rabbuiarsi all’improvviso con lamentazioni generiche e irrazionali: di fatto, non erano in grado di rappacificarsi senza conseguenze. Soliti scambiarsi pessimi umori in estenuante osmosi, la pace fra loro assomigliava a quella fra superpotenze: una tregua e un predisporsi dentro ai confini dell’ego, in attesa di portar nuove guerre al di fuori. Sovente, a salvarli interveniva un difettoso pregio della moglie, la quale, metodica, alle nove in punto si infilava sotto le coperte per riposare dal marito e dai figli. Onde, essendo già quasi mezzanotte, sazia di bisticci, ella strisciò in camera da letto, come un serpente appesantito, a digerire i cannoli. Anche Alberto si sentiva stanco, più per il quarto d’ora speso in litigi che per la giornata di lavoro. Si buttò quindi sulla poltroncina color scracchio in cucina, preso dai pensieri intorno a quel che aveva ascoltato nel pomeriggio.
Le parole del Signor Z lo avevano messo in grande agitazione: l’intera sua esistenza ne veniva messa in discussione. Si slacciò i pantaloni, infilandosi da sdraiato nella tuta. Era un modo contorto per accomodarsi, ma alla sua pigrizia pareva ingenio. Indi si alzò, infilandosi nelle pantofole per dirigersi meditabondo verso il frigo, che spalancò: “Non sembrano i soliti messaggi complottisti… ma, i ravioli? …Al contrario, qui ogni questione vien districata lucidamente… manco un pezzetto di formaggio mi lascia… Certo, non salta di palo in frasca come quell’altro video, si confronta con le tesi opposte… no, insalatina no”. Richiuse il frigo: “Voglio proprio capire chi ci sta dietro a questo Signor Z!”.
Mise dunque mano sul portatile sgangherato della moglie, ma dopo rapida ricerca restò sconcertato dal fatto che, del Signor Z, non si trovasse traccia alcuna. Neppure un cenno su Wikipedia.
“Strano però”.
Risolse allora di chiedere l’amicizia virtuale a colui dal quale era stato indirizzato, ma anche di questi, con suo vivo stupore, non v’era più traccia sulla rete; il suo commento, cancellato.
Si fermò un istante, perplesso, a ragionare. Ma anche il ragionare gli pareva impacciarlo nella ricerca della verità. Tornò dunque sul canale del Signor Z, per scorrere i commenti, sondare chi fossero e quanti quelli che lo seguivano. Erano pochi, quasi accidentali, come di utenti capitati per caso e disinteressati. Quanto al numero degli iscritti al canale, notò esserci un solo nome: il proprio. Si era infatti iscritto nel pomeriggio. Come era possibile?
Si riaffacciò in lui il primo pensiero: forse allora erano davvero tutte fandonie? Perché nessuno sembrava aver preso in seria considerazione le tesi di Z?
Riavviò nuovamente il video guardato nel pomeriggio, sforzandosi di sfrondarne con maggior distacco critico ogni possibile inverosimiglianza. Ma nel ripercorrerlo da cima a fondo, seppur intento a soppesare ogni minima carenza di filo logico, non ne trovò: tutto si adattava perfettamente a ciò che in cuore, da tempo, aveva pensato intorno tali questioni, senza peraltro trovare la forza e l’estro per definirle in un sistema.
Si emozionò:
“Qui balla qualcosa di veramente grosso”.
Vi erano molti altri video da guardare. Il Signor Z aveva cominciato a pubblicare dal lontano 1998, fin dagli albori della rete.
“Ventidue anni di rivelazioni: e sono terribilmente indietro!”, pensava Alberto, stringendo il topo fra le mani.
Era notte. Si alzò per richiudere la porta della cucina. Poi risedette di fronte allo schermo, infilandosi nelle cuffiette.
Avrebbe dedicato ogni stilla di tenebra incipiente al Signor Z. Voleva bere ogni cosa da principio, cominciando dal primo video: “1998: l’Anno della Bestia”.


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