Il complotto

Il complotto

I

Alberto Saponaro, pittore di Brindisi, approfittando dell’emergenza pandemica, in quei giorni lavorava nella quiete del suo studio in via Numa Pompilio, piano interrato. Reclusosi con profitto, stava puntellando il volto della Vergine, l’opera grazie alla quale egli credeva che avrebbe sistemato per un po’ di tempo i suoi, vale a dire i piccoli Antonio e Gustavo e la madre di loro, Scheletra. La tela sopra la quale era intento da alcune settimane rappresentava inoltre l’ufficioso pretesto per tenere a bada la sua legittima consorte nel trilocale che avevano preso da poco in affitto nelle vicinanze, pagandolo con la pensione del nonno di lei, Vincenzo, morto da alcuni mesi di crepacuore, ma non ancora dichiarato tale “in attesa di incassare la commissione”, secondo gli auspici del pittore.

In effetti, da quando il Vescovo in persona, Mons. Caliandro, durante una cena solidale organizzata nella parrocchia che i coniugi Saponaro abitualmente frequentavano, s’era interessato all’arte di Alberto per elogiare alcuni altarini fatti con sego di legna e modellati per l’occasione dall’ingegno del giovane, questi ne aveva ricavato l’intima impressione che l’apprezzamento fatto in pubblico dal prelato fosse il preludio di una commissione “per un ciclo di opere a venire, avente per oggetto i Misteri della nostra SS. Fede!”, come in modo concitato aveva inteso spiegare dinanzi alle perplessità della moglie, mentre rientravano a casa. 

Ora, proprio mentre aggiustava la miscela dei colori, insoddisfatto ancora del ciglio destro e della peluria della basetta della Vergine, il pittore veniva disturbato dalla vibrazione del telefonino poggiato sulla mensola accanto. Posato il pennello e la tavolozza per aprire lo schermo del suo telefonino intelligente, mentre già fantasticava di leggere per messaggio l’agognata commissione direttamente dalla Segreteria del Vescovo, restò deluso nel veder comparire un semplice messaggio di notifica: qualcuno lo aveva citato in una conversazione sulla rete. Riprese dunque il lavoro, ma per poco, poiché la curiosità nuovamente lo vinse. Riappoggiati dunque gli attrezzi e slacciatosi il camice, dopo essersi adagiato sopra un sordido divanolo residuato d’un vicino parente, scarti entrambi di malaffari, si lasciò fagocitare dalla virtualità del mondo che lo richiamava a sé.

Entrando sul proprio profilo, vide allora che qualcuno, dal mondo virtuale, aveva replicato energicamente a un commento da lui lasciato la sera prima su una certa questione. In obiezione  perentoria alle considerazioni fatte dal pittore e a riprova della validità degli argomenti addotti contro, la persona che lo citava allegava di seguito al commento un collegamento di rinvio, invitando Alberto ad “informarsi, prima di parlare”. Questi, raccogliendo la sfida più per curiosità che per sincero interesse, si portò quindi sopra al collegamento. Esso rimandava al nuovo video pubblicato sul canale del Signor Z, il cui titolo, tutto in grassetto e a caratteri cubitali, era: “Il complotto”.

Il pittore, scoraggiato dal ritenersi di fronte ad una delle tante fandonie che inzeppavano la rete nel periodo, nondimeno per confermarsi nell’impressione cominciò ad ascoltarlo. Ignaro che, da quel momento, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.


1 pensiero su “Il complotto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *