L’uomo che non moriva

L’uomo che non moriva


I

Passando la soglia dei trent’ anni, le cellule di Corrado Modesto Brambilla smisero di invecchiare. Lì per lì non ci si fece caso. Taluni, candidamente, riconducevano tutto alla sua dieta. Amava borragini, bietole, pinzimoni; fin da ragazzo, una passione per l’ orto. Ma le stagioni si alternavano, l’ inflazione saliva, nuove effigi s’ imprimevano sulle banconote; e Modesto non cambiava. Si serbò la cosa in segreto ancora per qualche tempo. Ma al funerale dei figli, il suo divenne un caso mondiale.

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità allora, per capirci qualche cosa, mobilitò dermatologi, osteopati, fisioterapisti, neurologi, reumatologi, oncologi, radioterapisti, chirurghi, anestesisti, nefrologi, angiologi, e ancora, proctologi, dentisti, ortopedici, otorinolaringoiatri; ma nessuno ne venne a capo: “Semplicemente, non invecchia!” si diceva. Furono aperte allora le seconde batterie, e psicologi, psicoanalisti, psichiatri, cognitivisti, comportamentisti, psicolinguisti rovistarono dentro il pover uomo che, passato in breve tempo al setaccio d’ ogni ramo della scienza medica, ne fu sconvolto più che edotto. Anche qui tuttavia ogni industria fallì. Da qualunque angolazione si studiasse il fenomeno, il giudizio era lo stesso: Per quanto ne sappiamo: non invecchia!.

S’ interpellarono i filosofi. Da un pò di tempo questi andavano pubblicando opuscoletti di successo di rivalutazione dello spazio-tempo, quali «Il tempo come apparenza e contraddizione» di Mefistofele Blatt, o «Accidenti ad Einstein: l’ affare Corrado». Si aveva l’ impressione, per la prima volta dopo i secoli bui del XIX e XX secolo, che nel reame delle scienze umane, la filosofia tornasse a parlare da regina. E tuttavia,

come ogni onda, alzandosi d’ oceano,

la furia e il vento ingrossa, e le schiume

furibonde l’ incitano e sostengono,

ma quando in spiaggia approda,

s’ infrange e resta nulla,

così anche la gran bolla del Modesto, che per un lustro tenne appeso il fiato del mondo, scoppiò da un giorno all’ altro; e più nessuno l’ ebbe in conto.

Il Brambilla, che fino ad allora campava sulle percentuali dei libri e dalle conferenze che si facevano su di lui, come vide precipitar l’ interesse generale, e di conseguenza l’ indotto, si risolvette a cercarsi un lavoro per campare; perchè ben doveva a lungo. Non fu facile per il nostro. L’ eterna giovinezza aveva spento in lui ogni interesse a coltivarsi: “Tanto non muoio”. Sedimentatosi in una quotidiana routine d’ azioni minime scendeva dal letto al bar, una svogliata letta ai giornali, passeggiata di pura etichetta; pranzo, pisolino, e la sera, cinema o teatro. Nei primi centotrentadue anni di vita trascorsa, insomma, non s’ era ancor dato uno scopo marcato. Uomo dalle passioni mediocri, incline al riposo senza sforzi, s’ entusiasmava di poco: quel che gli facesse arrotondare. Ma ora che anche le etichette di shampoo facevano a meno del suo volto, a Corrado non restò che rimettersi in gioco da dove era partito e rimasto: scese nell’ orto. E mentre zappava, zappava, e la pioggia cadeva, e il vento alitava, sopra il palmo sinistro del nostro, tre ruvidi calli, dolsero.

Lasciò la zappa a terra

e offeso e costernato

per quel piccolo dolore, nel letto

s’ è buttato. Sognò un mondo migliore:

un mondo con la morte.

E un cielo dove i puri

camminano sicuri.


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